Leonardo Bonucci

Il trasferimento più clamoroso della sessione di calciomercato, la fascia di capitano ed un contratto da urlo, il più alto di tutta la Serie A. L’estate di Leonardo Bonucci non è stata certamente quella di un calciatore comune, per un calciatore che, comunque, comune non è mai stato: sette Scudetti vinti (solo Buffon, Ferrari, Furino e Rosetta meglio di lui), la crescita esponenziale nell’era Conte, le tante soddisfazioni alla Juventus e le poche delusioni, con le finali perse di Champions League.

 

Leonardo BonucciIl passaggio di Bonucci dalla corte della Vecchia Signora a quella del diavolo rossonero, certamente, ha lasciato degli strascichi molto profondi. E, se da una parte il centrale di Viterbo ha ottenuto tutto quanto richiesto, con tanto di fascia al braccio del Milan e con un ricchissimo contratto (includendo i bonus può arrivare a 10 milioni a stagione, ben più di quanto percepiscono Dybala e Higuain alla Juventus), dall’altra ha avuto anche una esposizione mediatica enorme, inevitabile. Il che, chiaramente, sarebbe diventato una lama a doppio taglio, in caso di errori e di prestazioni negative.

 

Cosa che poi, puntualmente, è arrivata: già tre sconfitte in campionato su sette apparizioni, praticamente una partita su due terminata con un KO. E Bonucci ci ha messo lo zampino, avendo concesso molto agli avversari senza riuscire a spostare gli equilibri in positivo, come invece si era proposto di fare all’alba della sua epifania rossonera: basti pensare ai dieci gol subiti in questo parziale dal Milan, cui poi si aggiungono anche le brutte prove offerte in Europa League, ove il capitano non ha certo brillato.

 

Peggio ancora, sono le parole che, puntualmente, arrivano sui profili social di Bonucci: parole che sanno di motivazione e di riscatto, e che tuttavia poi non trovano riscontro sul campo. Il che, chiaramente, ha suscitato critiche, derisioni, oltre che rabbia, da parte dei sostenitori rossoneri. E così, gli appellativi irridenti nei confronti del difensore si sprecano: da capitan social a lider minimo, poi gli insulti, fino ai commenti più moderati di chi desidera più fatti e meno parole.

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