È stata una tredicesima giornata dal vago sentore di scrematura, quella conclusasi pochi minuti fa contestualmente al derby d’Italia. Le débâcle di Atalanta, Roma e Inter assomigliano a una resa delle armi, anche in virtù di un Napoli virtualmente ingiocabile in questo momento. Gli azzurri sorridono, nonostante il trionfo al fotofinish del Milan sullo Spezia: il +6 in classifica nobilita le credenziali dei campani in ottica Scudetto, anche se la meta finale dista ancora 25 turni. Ma in tutto questo, ci sono due certezze da ratificare: la maturità della Lazio di Sarri, che vince la stracittadina anche senza i suoi alfieri – fuori il lungodegente Immobile e lo squalificato Milinkovic-Savic – e il ritorno della Juventus, che nella perdente sfida contro il PSG aveva dato mostra di segnali incoraggianti.
Rispetto al lazzaretto che ha caratterizzato le ultime uscite, la Juventus recupera alcuni uomini chiave: Bremer, regolarmente schierato in un pacchetto difensivo completato da Danilo – assente per squalifica nel match di Champions contro i transalpini – e Alex Sandro, e Di Maria, che parte dalla panchina insieme a Chiesa. Non ce la fa invece Vlahovic, tormentato dalla pubalgia. In casa Inter niente da fare per Brozovic e Lukaku, e allora Simone Inzaghi ricorre nuovamente a Calhanoglu in cabina di regia. Dzeko guida l’avanguardia nerazzurra, ma né i suoi colpi di testa, né le incursioni di Dumfries e Lautaro, sembrano bagnate dalla mira dei giorni migliori. La Juventus invece esce alla distanza, anche per merito di un Kostic assolutamente incontenibile: è il serbo a servire gli assist che azzerano le velleità meneghine, permettendo agli uomini di Allegri di far loro un big match a praticamente un anno e mezzo di distanza dall’ultima volta.
Una vittoria firmata da Rabiot e Fagioli, in qualche modo i due uomini simbolo della rinascita bianconera. Il primo, dopo tre anni trascorsi da oggetto misterioso, pare essersi finalmente imposto nella mediana della Vecchia Signora. Con cinque reti messe a segno ha già eguagliato il suo migliore score da quando è a Torino, e il termine della stagione è ancora lontano. Il secondo, fin qui alienato dal progetto dell’allenatore, si è rivelato decisivo nel momento in cui il suo impiego è stato dettato dalla necessità, con due gol pesantissimi in tre partite. Ma anche con una presenza in mezzo al campo fatta di qualità e pulizia tecnica: due doti mancate come il pane a una squadra in forte crisi. Un poker di successi che riabilita le ambizioni della Juventus, anche solo nei numeri: in questa sua striscia di quattro vittorie, le Juve ha segnato 8 gol senza subirne nessuno, e attualmente vanta la miglior difesa del torneo. L’ Inter, invece, scivola a -11 dal Napoli capolista, e immaginare una rimonta a questo punto sembra quantomeno un’impresa.