Iniesta Spagna

A prescindere da come andrà a finire, con ogni probabilità, Russia 2018 passerà alla storia come il mondiale delle sorprese. Soprattutto, il mondiale delle stelle cadenti, o della caduta degli dei, se vogliamo. Se già, alla vigilia, aveva destato clamore la mancata qualificazione di Italia e Olanda, due fra le big del calcio planetario, il torneo in sé sta decretando il forfait di gran parte delle compagini più accreditate, lasciando parecchie incertezze circa la possibile vincitrice finale. Dopo la clamorosa eliminazione della Germania già alla fase a gironi, situazione mai verificatasi in nessun’altra edizione del torneo iridato, gli ottavi hanno sancito l’uscita di altre nazionali favorite: l’Argentina di Leo Messi, già finalista a Brasile 2014. Il Portogallo di Cristiano Ronaldo, campione d’Europa in carica. E soprattutto la Spagna, che alla vigilia del mondiale era indicata da più parti, insieme al Brasile, come la pretendente numero uno per il trionfo in Russia.

 

Iniesta SpagnaProprio poche ore prima dell’inizio del campionato, tuttavia, qualcosa sembrava essersi spezzata in casa Spagna. Il licenziamento del commissario tecnico Lopetegui, giunto a ciel sereno e per motivi, secondo alcuni, risibili (l’allenatore aveva infatti trovato l’accordo per guidare il Real Madrid per la prossima stagione), era suonato come un segnale molto sinistro nell’ambiente. Ancor più, l’avvicendamento con Fernando Hierro, allenatore alle prime armi e con ben poca esperienza alle spalle.

 

Una situazione paradossale, dunque, per una squadra che ambiva all’oro, nella speranza di bissare il trionfo ottenuto nel 2010 in Sudafrica. Il campo, tuttavia, ha offerto un verdetto molto differente: una Spagna stanca, opaca, mai brillante, con poca gamba, e capace di superare un turno apparentemente a portata di mano soltanto per il rotto della cuffia. Numerosi sono stati gli errori individuali, spesso giunti proprio dagli uomini di maggior fiducia (i vari Iniesta, Sergio Ramos e Piqué, che sembrano oramai essere arrivati alla fine del proprio ciclo), fino ai calci di rigore contro i padroni di casa della Russia. Ossia, il muro dove il sogno mondiale iberico si è interrotto.

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