Un gol per tempo e la cura dopo-Chelsea è servita. Il Milan archivia agevolmente la pratica bianconera, mai parsa così semplice come nelle ultime due stagioni, e per una notte riaggancia la vetta della classifica. Bene i rossoneri, che in campo dimostrano di aver già smaltito le scorie della Champions con una prestazione brillante, precisa, dando l’impressione di aver conservato anche un po’ di energie per l’impegno europeo del prossimo martedì. La Juventus non riesce invece a dar continuità ai risultati ottenuti contro Bologna e Maccabi, confermando che proprio questi, probabilmente, sono stati l’eccezione di un avvio di stagione turbolento.
Troppo pesanti, evidentemente, le assenze di spicco in una squadra che già da troppi anni si porta dietro gli strascichi di antichi errori. Tolti Di Maria, Chiesa e Pogba, l’assetto bianconero perde di qualità e questa carenza in campo si traduce in una serie di errori tecnici, facile preda dei ben più rodati automatismi rossoneri. Da par suo, il Milan ha sovrastato gli uomini di Allegri pur senza spingere al massimo. Nel primo tempo è stato Leao a suonare la carica, graziando Szczesny in due occasioni con altrettanti pali. Ben più precisa sotto porta la mira di Tomori, che in pieno recupero intercetta un tentativo di Giroud sugli sviluppi di un corner, per poi girarlo nella porta bianconera con un potente mancino.
Nella ripresa il canovaccio non cambia: Vlahovic è evanescente come un fantasma, e la sostituzione di Cuadrado in vece di McKennie abbassa ulteriormente il tasso tecnico della compagine bianconera. Il Milan approfitta dei numerosi errori degli avversari e al 54° chiude il discorso: errore sanguinoso di Vlahovic che lancia sulla corsa Brahim Diaz, lo spagnolo salta Bonucci come un birillo e, all’ingresso in area, insacca di prepotenza nonostante la deviazione di Szczesny. La riscossa juventina è affidata a un unico tentativo di un nervoso Kean, mentre i rossoneri rischiano il tris nel recupero con Origi. Finisce 2 – 0 per Pioli, che incamera 3 punti preziosi e tanta autostima in ottica Chelsea. Allegri, invece, dice definitivamente addio alle velleità Scudetto.