Barcellona Messi

Parigi val bene un… Messi. Dopo vent’anni di Barcellona (17 stagioni in prima squadra, due nel team B e una nel team C), il fuoriclasse argentino abbandona la Catalogna per accettare la ricchissima corte degli sceicchi transalpini. L’inerzia dell’affare era già trasparita pochi giorni fa, immediatamente dopo la clamorosa notizia che aveva incendiato il mondo del pallone: i blaugrana avevano interrotto le trattative di rinnovo per impossibilità economiche dettate dal tetto salariale imposto dalla Liga. La commossa conferenza stampa del diretto interessato, che di fatto aveva confermato l’addio aprendo le porte a un veloce approdo al PSG, non aveva fatto altro che aizzare ulteriormente gli animi di un popolo che non gli ha perdonato il voltafaccia. Perché al netto dei paletti voluti dal campionato spagnolo, il giocatore in questi anni ha spolpato le casse del Barcellona di circa 800 milioni di euro, e già nella scorsa estate aveva manifestato con una certa irritazione il desiderio di andarsene. In molti, quindi, non hanno gradito quelle che sono state considerate come lacrime di coccodrillo, accusando Messi di “non avere connessioni con il mondo reale”.

 

Barcellona MessiMa se Messi è finito nella bufera, il Paris Saint Germain non è da meno: i francesi in una sola sessione di mercato hanno portato in terra transalpina giocatori del calibro di Donnarumma, Sergio Ramos, Hakimi, Wijnaldum e la stessa Pulce, e il tutto in barba al tanto sbandierato fair play finanziario. “Ma il calcio non apparteneva al popolo? Ceferin, che aveva tanto demonizzato la Superlega, che fine ha fatto?” Si chiede più di un tifoso sui social. Un quadro che, in effetti, stride con il contesto attuale del mondo calcistico, travolto da una crisi economica senza precedenti dovuta all’emergenza covid: basti pensare che l’ Inter, campione d’Italia in carica, è stata costretta alle cessioni di Hakimi e Lukaku, avendo di fatto già perso la guida tecnica oltre ad Eriksen (che rimarrà fermo per qualche mese per monitorare la situazione circa i problemi cardiaci che lo hanno investito a Euro 2020). È il segno dei tempi: nel calcio dei petroldollari, non c’è più spazio per le bandiere.

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