Per la seconda edizione di fila, l’ Italia accede alle Final Four della Nations League. Certo, non sarà il mondiale qatariota, e fa specie che gli Azzurri siano riusciti a vincere un girone che comprendeva Inghilterra e Germania, quando non sono stati in grado di imporsi nel gruppo di qualificazione iridato contro le ben più modeste Svizzera, Bulgaria e Irlanda del Nord. Ma in terra magiara si tornano a vedere sprazzi di quella squadra capace di far tremare l’Europa intera, e che a pieno merito si è cucita sul petto la coccarda dell’alloro continentale soltanto un anno fa. A farne le spese è un’Ungheria sorprendente, che con Marco Rossi in panchina stava per sfiorare l’impresa. Invece, nella Puskas Arena è proprio l’ Italia a risplendere e a conquistare quella vittoria che, nella prossima estate, permetterà ai ragazzi di Roberto Mancini di contendere il titolo della Nations League a Croazia, Olanda, e a una tra Portogallo e Spagna.
Dopo il dovuto tributo ad Adam Szalai, all’ultima presenza con la nazionale magiara, il fischio d’inizio sguinzaglia un’ Italia arrembante, a tratti incontenibile. In fase di pressing, in particolare, gli Azzurri fanno vedere i sorci verdi ai difensori ungheresi. È così che nasce il gol del vantaggio, al minuto 27: la premiata ditta Nagy-Gulacsi va in tilt sulla pressione di Gnonto, Raspadori si avventa sulla sfera vagante e insacca a porta sguarnita. I padroni di casa accusano il colpo e per tutto il primo tempo soffrono il dinamismo degli uomini di Mancini, ma solo nella ripresa arriva il raddoppio. A firmarlo è Dimarco, a coronamento di una bella azione avvolgente: dopo alcuni rapidi scambi, Barella lancia Cristante in profondità, che dal fondo mette il pallone in mezzo per l’accorrente esterno dell’ Inter. È lo 0 – 2 che suggella il blitz azzurro. Nell’ultima mezz’ora l’ Italia registra un calo atletico e allora sale in cattedra Donnarumma. Il numero uno del PSG si prodiga in almeno cinque interventi decisivi, che gli permetteranno di risultare tra i migliori in campo a fine match. Finisce così, col rammarico di aver mancato una qualificazione a portata di mano, ma anche con la consapevolezza che questa squadra può crescere ancora.