Per la quarta volta nella sua storia, l’ Italia stacca il pass per la finale del Campionato Europeo. La partita più sofferta di questo torneo per gli Azzurri, contro una Spagna qualitativamente e fisicamente superiore: solamente i tiri dal dischetto, spesso avversi ai nostri colori, hanno premiato un gruppo eccezionale, compatto in uno stoicismo incrollabile. È stata anche la quarta volta consecutiva che le due squadre si sono affrontate in un match a eliminazione diretta di questa manifestazione: nel 2008 e nel 2012 ebbero la meglio gli iberici, nel 2016 e questa sera è invece stato un tripudio italiano.
Pochi dubbi per Roberto Mancini, che rispetto al blitz belga effettua un solo, scontato cambio: dentro Emerson Palmieri sulla fascia sinistra, in vece dell’infortunato Spinazzola. La sorpresa di Luis Enrique consiste invece nella rinuncia al riferimento centrale, una mossa chiave per almeno un’ora di gioco: Olmo si rivelerà una spina nel fianco, arretrando a centrocampo per dare supporto ai compagni, costantemente in superiorità numerica contro la meno organizzata mediana azzurra. Sovrastati per quantità e oscurati dalla qualità dei metronomi avversari, Jorginho e compagni soffrono in fase di non possesso, e al contempo faticano a organizzare il gioco da dietro a causa dell’asfissiante conduzione del pressing spagnolo: un lavoro egregio quello della Roja, a cominciare dai tre attaccanti.
Eccezion fatta per una traversa colpita da Emerson Palmieri da posizione defilata, gli Azzurri non riescono a pungere. Donnarumma, dall’altra parte del campo, si oppone a una conclusione dall’interno dell’area di Olmo con una risposta da campione. Nella ripresa l’inerzia della gara non cambia, ma al 60° una delle poche, buone ripartenze costruite dall’ Italia ci regala un insperato vantaggio. Insigne e Immobile si distendono in avanti, la punta laziale perde palla sulla quale però si avventa come un falco Federico Chiesa: controllo, destro a giro sul palo lontano e Simon può solo guardare. È il gol che avvicina l’ Italia alla finale.
Luis Enrique corre ai ripari, lancia in campo le punte pesanti e proprio Morata sarà la sua delizia e la sua croce. L’attaccante della Juventus, autore di un Europeo al chiaroscuro fino a questa sera, confeziona il pareggio a 10 minuti dalla fine: percussione centrale del canterano, che poi si lancia in un’imbucata sul perfetto scambio con Olmo e, a tu per tu con Donnarumma, non sbaglia. È il momento peggiore per l’ Italia, che subisce il contraccolpo psicologico e anche con le varie sostituzioni non riesce a invertire l’inerzia della partita.
Si va ai supplementari, Chiellini e compagni sono sulle gambe ma in qualche modo riescono a proteggere la porta dagli assalti spagnoli durante l’extra-time. Non resta che la lotteria dei rigori, storicamente infausta agli Azzurri: a Euro 2016 furono proprio i penalties a segnare la nostra eliminazione ai quarti di finale contro la Germania. Si parte malissimo: Locatelli si fa ipnotizzare dal balletto di Simon, che intuisce e blocca il pallone. Subito dopo Olmo, probabilmente il migliore in campo, pareggia il conto degli errori: alto. Si prosegue col “Gallo” Belotti e con Gerard Moreno, entrambi a segno. Poi Bonucci e Thiago Alcantara, palla nel sacco coi portieri spiazzati. Sul quarto rigore azzurro si presenta Bernardeschi: sinistro potente e imparabile nonostante l’intuizione di Simon. È il turno di Morata, fautore del pareggio: Donnarumma si oppone parando il rigore più importante della sua carriera. A Jorginho spetta il tiro decisivo, un’esecuzione glaciale: portiere da una parte, pallone dall’altra. Festa grande per i ragazzi di Mancini, è finale.