Per il terzo anno consecutivo l’ Inter fallisce l’appuntamento europeo, ma questa volta lo fa nel modo peggiore, arrivando ultima in un girone non certo irresistibile e salutando, pertanto, tutte le coppe. Al triplice fischio finale la classifica recita infatti così: Real Madrid 10 punti, Borussia Monchengladbach e Shakhtar Donetsk 8 punti, Inter 6. Il disastro nerazzurro è fragoroso, autentico, specialmente se si prendono in considerazione le aspettative di inizio stagione e i forti investimenti fatti per accontentare Antonio Conte convincendolo a restare sulla panchina.
Il bilancio è ancor più drastico se si esegue un confronto con il percorso delle altre italiane: Lazio, Atalanta e Juventus sono riuscite a staccare il pass per gli ottavi abbastanza agevolmente, l’ultima addirittura da prima classificata dopo aver sbriciolato il Barcellona in casa sua. E l’ennesimo, tardivo ingresso di Christian Eriksen, in rotta totale con Conte e con la società, è la fotografia di un momento disgraziato oltre che scellerato, e non fa che accrescere i rimpianti dei tifosi nerazzurri: nei dieci minuti scarsi in cui il danese è rimasto in campo, ha creato più occasioni di tutti i compagni messi insieme nell’intera partita. Facile pensare che a gennaio andrà via, peraltro senza aver avuto l’opportunità di mettere in mostra le proprie qualità.
In casa Inter, adesso, arriverà inevitabilmente il tempo delle riflessioni: il girone ha sì vissuto dei picchi imprevedibili, ma sembrava largamente alla portata di un allenatore che ha modellato la squadra a propria immagine e somiglianza, con delle scelte apparse spesso in controtendenza. Della scriteriata gestione di un talento come quello di Eriksen si è già parlato e si parlerà ancora da qui alle prossime settimane, ma è stato un po’ tutto a non funzionare: prova ne è il doppio 0 – 0 maturato contro lo Shakhtar, squadra che solo pochi mesi fa era stata annichilita in una semifinale di Europa League. Competizione anch’essa mancata, con l’ultimo posto del gruppo.