Euro 2020

È tutto vero: 53 anni dopo la prima volta, siamo di nuovo campioni d’Europa. Impresa strepitosa dell’ Italia, che espugna Wembley andandosi a prendere la corona di Euro 2020. Da Donnarumma a Chiellini, da Jorginho a Chiesa, sono stati numerosi i protagonisti Azzurri. Di seguito il nostro pagellone.

 

Euro 2020DONNARUMMA: Arrivato a Euro 2020 tra mille critiche, con l’abbandono al Milan e la storpiatura “Dollarumma” da parte dei tifosi rossoneri (e non solo), lo lascia con una coppa in tasca e il titolo di miglior giocatore del torneo. E dire che alcuni avevano pronosticato tempi durissimi per la porta azzurra, dopo il ventennio dominato da Buffon. Invece non potevamo capitare in mani migliori di queste: chiedere a spagnoli e inglesi per avere conferme. E il PSG, che l’ha preso a parametro zero, già si sfrega le mani. VOTO: 10

 

SIRIGU: Qualche minuto collezionato contro il Galles, a mo’ di premio alla carriera. E soprattutto, l’agognata medaglia d’oro, dopo quella d’argento messa al collo nel 2012. Orgoglio veterano. VOTO: 6,5

 

MERET: L’unico azzurro a non essere sceso in campo a Euro 2020, ma siamo sicuri che non avrà di che lamentarsene. E, a 24 anni, avrà modo di farsi valere e notare ancora di più. VOTO: 6

 

DI LORENZO: Arrivato a Euro 2020 nel ballottaggio vinto contro Lazzari, alla fine si è preso la titolarità anche a causa dell’infortunio di Florenzi. Qualche incertezza (il rigore concesso al Belgio, la mancata marcatura su Shaw in finale), ma complessivamente un apporto di grande solidità. VOTO: 7,5

 

FLORENZI: Ha finito in campo, come aveva iniziato. In mezzo, lo sciagurato infortunio che lo ha giocoforza tenuto fuori per quasi tutto l’Europeo. Alla fine però festeggia pure lui. VOTO: 6

 

BONUCCI: Il difensore dei gol pesantissimi: nel 2016 ci aveva tenuto a galla contro la Germania, stasera contro l’ Inghilterra ci ha regalato un pareggio che dopo l’inizio shock sembrava praticamente insperato. Senza scordare le perfette trasformazioni ai rigori, sia in semifinale che in finale. La BBC avrà pure concluso le trasmissioni dopo l’addio al calcio di Barzagli, ma in questo Europeo abbiamo assistito a un ultimo, splendido episodio di uno dei comparti difensivi più forti della storia del calcio italiano. Con Chiellini, col quale sovente ha condiviso la fascia da capitano, una coppia inossidabile. VOTO: 9

 

CHIELLINI: Certi giocatori andrebbero clonati, per sopravvivere al tempo che passa. E dire che, dopo l’infortunio rimediato a inizio match contro la Svizzera, Euro 2020 per lui sembrava finito: l’ennesimo KO, come a Euro 2012 o come nella finale di Champions nel 2015, che beffardamente avrebbe potuto estrometterlo proprio quando c’era più bisogno di lui. Da capitano vero, Chiellini non si è arreso: ai quarti ha accartocciato Lukaku, in semifinale ha bullizzato Jordi Alba, in finale ha salvato da grande campione su Sterling. Dopo le finali perse con l’ Italia e con la Juve, il giusto risarcimento. Con la speranza che possa continuare almeno fino a Qatar 2022: solo il cielo sa quanto ancora abbiamo bisogno di lui. VOTO: 10

 

ACERBI: Non appena è servito, si è fatto trovare subito pronto: al netto di qualche piccola sbavatura, è stato solido e attento. E buona parte del merito gol di Pessina, negli ottavi di finale contro l’Austria, va a lui: in piena area avversaria solo un attaccante di grande livello riesce a proteggere il pallone in quel modo. VOTO: 7

 

BASTONI: Meno utilizzato rispetto al compagno di reparto laziale, ma anche lui non ha sfigurato quando Mancini lo ha gettato nella mischia. Che annata: a soli 21 anni campione d’Italia con l’Inter e campione d’Europa con l’ Italia. VOTO: 6,5

 

TOLOI: I guai fisici dei vari colleghi lo hanno costretto a scendere in campo molto più spesso del previsto (4 presenze per lui in questo Euro 2020), offrendo sempre delle prestazioni rassicuranti. VOTO: 6,5

 

SPINAZZOLA: Fino al crack contro il Belgio, era stato forse il miglior giocatore di Euro 2020. Nomen omen: una spina costante nei fianchi avversari, con la sua velocità fotonica e la capacità di saltare l’uomo nell’uno contro uno. Persa la sua propulsione, contro Spagna e Inghilterra abbiamo sofferto molto di più. Alla fine, però, ha potuto sorridere ancora. VOTO: 8,5

 

EMERSON PALMIERI: Chiamato in causa dopo il crack di Spinazzola, non si è lasciato tradire dall’emozione e ha anzi offerto una serie di prestazioni di lucidità serafica: attento, pulito nelle giocate, perfetto nell’intesa coi compagni. Anche per lui un’annata da sogno: diventare per due volte campione d’Europa nel giro di poche settimane non è da tutti. VOTO: 7

 

JORGINHO: E parlando di doppi campioni, ecco il cervello di questa Italia. Giocatore dall’intelligenza calcistica sopraffina, come hanno imparato a conoscere Napoli e Chelsea: magari non troppo aperto alle verticalizzazioni, ma è difficile trovare altri registi con una tale visione di gioco, che in campo sbagliano poco e nulla. Eroico contro la Spagna, il destino non si ripete nella lotteria dei rigori inglesi, a dimostrazione che anche lui, in fondo, è umano. Va bene anche così: a riscattare quel suo unico errore a Euro 2020 ci ha pensato Donnarumma. VOTO: 8,5

 

VERRATTI: Partito in sordina, con le scorie di un infortunio che lo hanno tenuto fuori dai primi due impegni di Euro 2020, ben presto ha mostrato una crescita esaltante diventando un punto di riferimento nella mediana azzurra. La forma fisica non era massimale, e si è visto: nelle partite chiuse a ridosso dei supplementari, Mancini è stato quasi sempre costretto a sostituirlo. Ma anche in debito di ossigeno, le sue doti in fase di palleggio sono state fondamentali: il dato sui palloni toccati è impressionante, e propizia anche l’importantissimo pareggio in finale con un colpo di testa (non propriamente la specialità della casa). VOTO: 8

 

BARELLA: Arrivato forse un po’ spremuto a questa manifestazione, dopo la trionfale cavalcata scudettata con l’ Inter, è riuscito comunque a offrire un contributo determinante in entrambe le fasi. Fondamentale il gol che ha aperto le danze nel quarto di finale, quando con una micidiale serpentina ha fulminato i legnosi difensori belgi. VOTO: 7,5

 

LOCATELLI: L’Europeo della definitiva consacrazione per questo centrocampista in odore di trasferimento alla Juventus. La doppietta rifilata alla Svizzera, con tanto di apertura volante a Berardi di 60 metri, è già da antologia. Gli si perdona persino quell’errore dal dischetto contro la Spagna, costatoci meno caro di quanto credessimo. L’abbraccio con Chiellini fa il paio con quello tra Mancini e Vialli. Il calcio vive anche per queste istantanee. VOTO: 7,5

 

PESSINA: L’altra rivelazione azzurra a Euro 2020, e dire che lui non avrebbe neanche dovuto esserci: Mancini gli aveva preferito Sensi, poi rimasto a casa per via dell’ennesimo infortunio. E lui si è riscoperto subito fondamentale con la sua spregiudicata lucidità, stendendo prima il Galles e poi l’Austria. L’ennesimo gioiellino della scuderia di Gasperini ha colpito ancora. VOTO: 7,5

 

CRISTANTE: Per caratteristiche era forse l’unico in grado di sopperire ai cali di Barella, vista la sua fisicità prorompente. Non a caso Mancini lo sguinzaglia anche nella finalissima, quando serve stagliare più intensità contro il centrocampo inglese. A suo modo, missione compiuta. VOTO: 6,5

 

CASTROVILLI: Arrivato anche lui in extremis a Euro 2020 dopo l’infortunio di Pellegrini, colleziona qualche minuto contro il Galles per poi supportare i compagni dalla panchina. Tanto basta per portarsi a casa la medaglia d’oro. VOTO: 6

 

INSIGNE: Lo scugnizzo napoletano, il ragazzo del “tiraggir” sempre e comunque, che un paio di soddisfazioni se l’è prese anche in questo Europeo: contro la Turchia all’esordio e, ancor più importante, contro lo spauracchio Belgio primo del ranking FIFA. Spesso pericoloso in combinazione con Spinazzola, più volte è stato coinvolto nell’impostazione del gioco. Si è però spento in certe fasi del torneo, dando l’impressione di non aver ancora compiuto il definitivo salto di qualità. Il bilancio però è assolutamente positivo. VOTO: 7

 

CHIESA: Il figlio d’arte con le stigmate del predestinato, già trascinatore assoluto di una Juventus alla sua annata più nera. Chiesa ha iniziato il suo Europeo dalla panchina e l’ha concluso da protagonista assoluto: il migliore del reparto offensivo, una scheggia impazzita che ha seminato il panico tra le difese dei nostri avversari. Austria e Spagna ne sanno qualcosa, “vittime” di due tra i più bei gol di tutto Euro 2020. Un moto perpetuo cresciuto tantissimo anche tecnicamente, e chissà quanto altri margini di miglioramento può ancora avere. VOTO: 9

 

BERARDI: Parabola opposta a quella di Chiesa: arrivato all’Europeo con la piena fiducia del tecnico, forte di quattro reti inanellate consecutivamente tra Nations League, qualificazioni Mondiali e amichevoli, si è spento velocemente, retrocedendo al ruolo di arma da usare a gara in corso. Chiude il suo Europeo con zero reti, qualche gol divorato ma anche un contributo a tratti prezioso. E, soprattutto, con la coppa dei campioni d’Europa. VOTO: 6,5

 

BERNARDESCHI: Diventato un po’ la mascotte dell’ Italia in questo torneo, in realtà ha partecipato attivamente alle semifinali e alla finale: tanto sacrificio, pressing, corsa, e poi quelle esecuzioni dal dischetto, pressoché impeccabili. VOTO: 6,5

 

IMMOBILE: Inutile dire che ci si aspettava qualcosina in più da uno che ha vinto una Scarpa d’Oro in barba a Lewandowski, ma in certi frangenti i suoi errori (spesso basilari proprio a livello di fondamentali) hanno rasentato l’intollerabilità. Il suo è stato un Europeo involutivo: propositivo contro Turchia e Svizzera, contro le quali realizza anche due gol, è stato il peggiore dei nostri negli impegni successivi, costringendo sempre Mancini alla sostituzione. Poco male alla fine, ma per Qatar 2022 servirà qualcosa di più. VOTO: 6

 

BELOTTI: Perde il ballottaggio con l’amico/rivale Immobile per manifesta inferiorità, e questo è tutto dire circa l’inconsistenza del nostro reparto offensivo negli impegni più probanti. In realtà è anche un giocatore capace di giocare spalle alla porta, bravo a difendere la sfera e a riciclare palloni puliti, ma forse la permanenza al Torino ha compromesso il suo naturale percorso di crescita. Il suo lavoro più prezioso è stato anche quello più oscuro, con le azioni di disturbo alle prime costruzioni avversarie. VOTO: 6

 

RASPADORI: Classe 2000, già essere parte di questo gruppo è stato un grandissimo premio per lui. E chissà che in futuro non riesca a crescere al punto da diventare un riferimento del nostro attacco. VOTO: 6

 

MANCINI: In quanti ci credevano realmente, dopo il disastro svedese? Tre anni di duro lavoro a creare automatismi, ad alimentare certezze e speranze, a restituire entusiasmo a una nazione intera, senza perdere mai per 34 partite. Dal mancato approdo in Russia alla scalata sul tetto d’Europa il passo è stato bellissimo. VOTO: 10

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